(Cile e Perù 2018)
Si può dire che una moto è eroica? Si può dire che è stata ardita nel percorrere le strade?
Certamente no! Ma io amo pensarlo.
Le ho parlato, questo si, mi sono rivolto a lei come se mi stesse ascoltando e sicuramente la moto ha capito il compito che le avevo assegnato e come un soldato ha espletato l’incarico con onore.
Ho scelto per questo viaggio una sempre verde TRANSALP del 2003 per due ragioni importanti, la prima perché si tratta di una moto estremamente affidabile e facile da riparare in caso di guasti, la seconda perché avevo pensato di lasciarla da qualche parte, per ritrovarla per gli altri viaggi e in ultimo con l’idea di abbandonarla, visto anche il suo valore commerciale, che è inferiore al costo per riportarla indietro.
Comprata a Ragusa da un amico ho passato molto tempo a rimetterla in sesto, smontando e rimontando quasi tutto, facendo un bel po’ di modifiche in particolare all’assetto e soprattutto ai telai porta valigie che ho dovuto ulteriormente modificare per renderle pratiche durante il viaggio. Ed ancora ho realizzato nella parte interna al telaio delle valigie un apposito alloggiamento per stivarvi una tanica di benzina da 5 litri.
Ma poi in vista della lunga trasferta sudamericana ho preferito affidarla alle sapienti mani di un altro amico, Angelo Privitera (il mago delle Transalp).
Angelo ha davvero fatto dei miracoli. Ha cambiato un po’ di cose, compreso gli spruzzi del carburatore per rendere più agevole le percorrenze al di sopra dei 4000 metri, ha sostituito filtri e, soprattutto, ha regolato la moto in maniera perfetta con il risultato di aver avuto percorrenze al di sopra dei 20 Km/litro, con in quota solo una leggera perdita di potenza a causa della quale ho dovuto solo regolare il minimo, percorrendo il magnifico altopiano in Perù sopra i 4800 metri a 120 Km/h.
Durante tutti i quasi 8000 km percorsi la moto non ha avuto mai nessuna incertezza o defaiance, anzi è sembrato proprio che stesse affrontando un compito al di là delle sue possibilità. E certamente il compito è stato davvero gravoso.
Anche quando mi è scoppiata la ruota anteriore in autostrada o quando siamo caduti a Cusco di certo questi fatti non possono essere imputabili all’ardita Transalp.
Lo scoppio della camera d’aria in un qualche modo è stato a causa mia. Ho caricato la moto come se fosse un GS adventure (la moto con cui ho viaggiato dall’Italia all’Australia) ed ancora di certo la pressione della ruota era sicuramente bassa, complice il benzinaio a cui ho chiesto di controllarla ed ancora alla diversa scala usata in Sud America (psi anziché bar), mentre la caduta a Cusco è dipesa esclusivamente dagli agenti della polizia turistica, che per accompagnarmi in hotel hanno scelto una salita a 45 gradi, con fondo a ciottoli e ancora con curva a gomito alla sommità e relativa buca da 15 cm in centro. Come dire: sfido chiunque a non cadere.
Nel corso del viaggio ho cambiato diverse volte itinerario e destinazione, un po’ per le avverse condizioni meteo e per la difficoltà del percorso, ma sicuramente l’ultimo cambiamento con destinazione Lima è dipeso dalla decisione di non abbandonare più la moto.
Come si può abbandonare una moto che è stata parte integrante del tuo viaggio, come non soffrire nel farlo?
Ho avuto l’opportunità di imbarcare la moto a Lima per farla rientrare in Italia e non ho esitato, costi quel che costi, la moto torna a casa con noi.
Una specie di “salvate il soldato Transalp”.
Onore e dignità al milite coraggioso,
onore alla TRANSALP.
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